Vuelta a España 2018, Top/Flop del giorno
La nostra rubrica che, tra il serio ed il faceto, traccia il bilancio della giornata appena conclusasi alla Vuelta a España 2018.
TOP
Thibaut Pinot (Groupama-FDJ): Gode della licenza che si concede a chi è parzialmente fuori classifica e la sfrutta nel migliore dei modi, (ri)uscendo a riveder il podio di Madrid. Attacca deciso a sei chilometri dal traguardo e gestisce alla perfezione lo sforzo, anche favorito dall’eccessivo tatticismo che caratterizza il gruppo al suo inseguimento. Nel finale non perde tempo ad esultare per un successo che lo consacra nell’olimpo dei grandi capaci di alzare le braccia al cielo in tutti e tre i GT.
Steven Kruijswijk (LottoNL-Jumbo): Non fa nulla di particolarmente eclatante, eppure è sempre lì. Se ieri ci aveva provato, oggi è costretto esclusivamente a difendersi e centra la missione, riuscendo addirittura a rientrare sui rivali nell’ultimo chilometro. Dopo le fatiche del Tour de France stupisce vederlo ancora lottare per la classifica generale. È a meno di un minuto dal podio virtuale e, soprattutto, è un corridore di grande sostanza. La sua presenza è un monito per gli avversari, che pure non sembrano ascoltare.
Ivan Garcia Cortina (Bahrain-Merida): Nell’impossibilità di premiare i tre (più Valverde) moschettieri della salita, una nota di merito spetta di diritto allo spagnolo, che pure taglia il traguardo in 40esima posizione con un distacco di 11’19” da Pinot. Ultimo tra i fuggitivi ad arrendersi, nonostante doti tutt’altro che da scalatore puro, conferma lo spirito garibaldino che sta caratterizzando la spedizione iberica di Nibali e soci, a caccia di un successo di tappa dopo aver visto Ion Izagirre perdere posizioni su posizioni in classifica generale.
FLOP
Nairo Quintana (Movistar): Per la prova occorre il terzo indizio, ma dopo il finale di ieri conferma anche oggi di non essere particolarmente brillante. Se la condotta di gara è sempre sui generis e riesce a mettere a dura prova anche il self control della Maglia Rossa, il cedimento dopo il triangolo rosso suona come un campanello d’allarme sulle reali condizioni del colombiano, che anche stavolta si è limitato a rispondere alle azioni degli altri senza muoversi in prima persona. Alla terza settimana l’ardua sentenza.
Wilco Kelderman (Sunweb): Un minuto ieri e quattro oggi per dire definitivamente addio alle speranze di difendere quel podio conquistato un anno fa. Anche verso i Lagos de Covadonga l’olandese palesa la propria idiosincrasia con le rampe più dure uscendo definitivamente di classifica. Nelle ultime quattro tappe utili (escludendo cronometro e passerella finale) avrà adesso il compito di raddrizzare una trasferta finora in chiaroscuro.
Fabio Aru (UAE Team Emirates): Per i processi è necessario (e giusto) attendere il nadir della stagione, ma le riflessioni andavano probabilmente fatte già alla fine del Giro d’Italia. Se il percorso di avvicinamento alla Vuelta, come sempre scandito da (troppi?) pochi appuntamenti agonistici, è stato quello progettato dalla squadra, significa che l’attuale valore del sardo è quello del comprimario. Come spiegare, altrimenti, i 5’19” accusati anche oggi e una posizione in classifica (14°) lontana anni luce da quella della bella speranza che fu?
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